giovedì 30 aprile 2009

2.2 HAYAO MIYAZAKI'S FILMOGRAPHY

Di seguito la filmografia di Hayao Miyazaki. Per comprenderla al meglio potete seguire questo specchietto:
"directors - collaborators, title, year production, time (kind - episodes)"
n.b. la "x" sta per "ignoto" e i "..." indicano continuità.
Per qualunque dubbio potete contattarmi, mediante commento.
  • Daisaku Shirakawa, Kimio Yabuki - Hayao Miyazaki, "Fujimaru il vento, ragazzo ninja", 1964-1965, x (TV - 65 ep.)
  • Goro Miyazaki - Hayao Miyazaki, "I Racconti di Terramare", 2006, 116'-col. (movie)
  • Harume Kosaka, Hiromichi Matano, Hiroshi Ikeda, Kazuhisa Takenouchi, Yoshikata Arata - Hayao Miyazaki, "Sally la Maga", 1966-1968, 30' ep.-col. (TV - 109 ep.)
  • Hayao Miyazaki, "Il castello errante di Howl", 2004, 118'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, "Il mio vicino Totoro", 1988, 86'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki - Isao Takahata, Yoshifumi Kondô, "Kiki, consegne a domicilio", 1989, 103'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, "La città incantata", 2001, 125'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki - Yoshifumi Kondô, "Principessa Mononoke", 1997, 133'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki - Isao Takahata, Mahiro Maeda, "Laputa, il castello nel cielo", 1986, 124'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki - Hideaki Anno, Isao Takahata, Mahiro Maeda, "Nausicaa della Valle del Vento", 1984, 116'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki - Mahiro Maeda, Yoshifumi Kondô, "Porco Rosso", 1992, 93'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki - Yoshifumi Kondô, "Nandarou" / "Sora Iro no Tane", 1992, 2'-col. (special)
  • Hayao Miyazaki, "On Your Mark", 1995, 7'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, "The day I bought a planet", 2006, 16'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, "Koro's big day out", 2003, x (movie)
  • Hayao Miyazaki - Monkey Punch, "Lupin III: Il castello di Cagliostro", 1979, 100'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, "Water spider monmon", 2006, 15'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, "Yadosagashi", 2006, 12'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, "Ponyo sulla scogliera", 2008, 101'-col. (movie)
  • Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Keiji Hayakawa - Yoshiaki Kawajiri, Yoshifumi Kondô, "Conan il ragazzo del futuro", 1978, 24' ep.-col. (TV - 26 ep.)
  • Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Masaaki Osumi - Monkey Punch, "Lupin III - la prima serie", 1971-1972, 25' ep.-col. (TV 1 - 23 ep.+ pilot film )
  • Hayao Miyazaki, Kyosuke Mikuriya - Yoshifumi Kondô, "Il fiuto di Sherlock Holmes", 1984-1985, 30' ep.-col. (TV - 26 ep.)
  • Hideaki Anno - Hayao Miyazaki, "The Invention of Destruction in the Imaginary Machines", 2002, x (movie)
  • Hideaki Anno, Shinji Higuchi - Hayao Miyazaki, "Il mistero della pietra azzurra", 1989-1990, x (TV - 39 ep.)
  • Hiroshi Ikeda - Hayao Miyazaki, "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro", 1971, 78'-col. (movie)
  • Hiroshi Ikeda - Hayao Miyazaki, "Flying ghost ship", 1969, 60'-col. (movie)
  • Hiroshi Saitô, Seiji Endô, Shigeo Koshi - Hayao Miyazaki, "Rascal, il mio amico orsetto", 1977, x (TV - 52 ep.)
  • Hiroshi Shidara - Hayao Miyazaki, "Alì Babà e i 40 ladroni", 1971, 55'-col. (movie)
  • Hiroyuki Morita - Hayao Miyazaki, "Il ritorno del gatto", 2002, 75'-col. (movie)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, Mahiro Maeda, Yoshifumi Kondô, "Gocce di memoria", 1991, 118'-col. (movie)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, "La grande avventura di Hols, il Principe del Sole", 1968, 82'-col. (movie)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, Yoshifumi Kondô, "Panda! Go, Panda!", 1972, 30'-col. (movie)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, Yoshifumi Kondô, "Panda! Go, Panda!: rainy day circus", 1973, 38'-col. (movie)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, Yoshifumi Kondô, "Pom Poko", 1994, 118'-col. (movie)
  • Isao Takahata, Atsuji Hayakawa, Masao Kuroda - Hayao Miyazaki, "Heidi, la bambina delle Alpi", 1974, 30' ep.-col. (TV - 52 ep.)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, "Marco dagli Appennini alle Ande", 1976, 30' ep.-col. (TV - 52 ep.)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, "Lo specchio magico", 1969-1970, 30' ep.-col. (TV - 94 ep.)
  • Isao Takahata - Hayao Miyazaki, Osamu Dezaki, "Redbreast Suzunosuke", 1972-1973, 30' ep.-col. (TV - 52 ep.)
  • Isao Takahata, Kyosuke Mikuriya, Shigetsugu Yoshida, Yoshitaka Nitta - Hayao Miyazaki, "Sam, il ragazzo del West", 1973-1974, x (TV - 52 ep.)
  • Isao Takahata, … - Hayao Miyazaki, "Ken, il ragazzo lupo", 1963, 30' ep.-col. (TV - 86 ep.)
  • Isao Takahata, Shigeo Koshi - Hayao Miyazaki, Yoshifumi Kondô, "Anna dai capelli rossi", 1979, 23' ep.-col. (TV - 50 ep.)
  • Kimio Yabuki - Hayao Miyazaki, "Il Gatto con gli stivali", 1969, 80'-col. (movie)
  • Osamu Dezaki - Hayao Miyazaki, "Space adventure Cobra - The movie", 1982, 99'-col. (movie)
  • Osamu Tezuka - Hayao Miyazaki, "Tenguri, the Boy of the Plains", 1977, x (movie)
  • Osamu Tezuka - Hayao Miyazaki, "Doggie March", 1963, 81'-col. (movie)
  • Rintaro, Masaaki Osumi, Satoshi Dezaki, … - Hayao Miyazaki, "Moomin", 1969-1970, x (TV - 65 ep.)
  • Tadao Nagahama - Hayao Miyazaki, Osamu Dezaki, "Samurai Giants", 1973-1974, 30' ep.-col. (TV - 52 ep.)
  • Takeshi Tamiya - Hayao Miyazaki, "Rainbow Squadron Robin", 1966-1967, 26' ep.-col. (TV - 48 ep.)
  • Tetsuo Imazawa, Satoshi Dezaki, ... - Hayao Miyazaki, "Super robot 28", 1980-1981, 30' ep.-col. (TV - 51 ep.)
  • Yoshifumi Kondô - Hayao Miyazaki, "Sussurri del cuore", 1995, 111'-col. (movie)
  • Yoshifumi Kondô (1st pilot), Osamu Dezaki (2nd pilot), Masami Hata, William Hurtzs (movie) - Hayao Miyazaki, "Little Nemo" / "Little Nemo - Adventures in Slumberland", 1982 / 1989, 4' / 94'-col. (1st pilot / movie)
  • Yoshio Kuroda - Hayao Miyazaki, Isao Takahata, "Il fedele Patrashe", 1975, x (TV - 52 ep.)
  • Yoshio Kuroda - Hayao Miyazaki, "Gulliver Boy", 1965, 80'-col. (movie)
  • Yoshio Takami, Yugo Serikawa - Hayao Miyazaki, "Hela Supergirl", 1971-1972, 30' ep.-col. (TV - 26 ep.)

mercoledì 29 aprile 2009

2.1 HAYAO MIYAZAKI

"Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello" (Akira Kurosawa)

Hayao Miyazaki è una "fonte" sviluppatrice di innumerevoli paesaggi ed esseri fantastici, che vanno a popolare le sue tavole per poi sfollare davanti agli occhi di umani immersi nel mondo irreale, sfornatore di princìpi narrativamente spettacolari.

Questi nasce il 5 gennaio del 1941 a Tokyo da una famiglia socialmente agiata: il padre infatti possedeva una fabbrica di componenti per aerei (che diventarono una delle sue passioni). La madre fu colpita da una tubercolosi spinale, e per questo nel 1947 fu ricoverata in ospedale dove vi ci rimase per nove anni (probabilmente questa vicenda è stata ripresa dal regista nel film "Il mio vicino Totoro").
Miyazaki, dopo essersi laureato in Scienze Politiche ed Economia nel 1963, si dedicò alla sua dote di disegnatore, entrando a far parte nello staff dell'allora più importante casa di produzione cinematografica giapponese: la "Toei Animation", dove incontrò la futura moglie.
In questi anni, dal 1960 al 1980, oltre a "seminare nel suo campo" (come per esempio dirigendo alcuni episodi di "Lupin III", "Heidi" e "Anna dai capelli rossi" o la serie televisiva "Conan il ragazzo del futuro" o il suo primo lungometraggio "Lupin III: Il castello di Cagliostro"), stringe una forte amicizia, destinata a durare negli anni, con Isao Takahata e pubblica il suo primo manga "La tribù del deserto" ["Sabaku no Tami"].
Il successo arriva nel 1984 con l'uscita nelle sale giapponesi di "Nausicaa della Valle del Vento" ["Kaze no Tani no Nausicaä"], tratto dall'omonimo manga del regista, Miyazaki, che, grazie al guadagno riscattato dall'anime, insieme a Takahata fondò l'anno seguente un proprio studio di produzione: lo "Studio Ghibli" (dal nome dell'aereo italiano della Seconda Guerra Mondiale, tratto a sua volta da "Ghibli", vento caldo del Sahara). Tanti sono gli "anime" sfornati dallo studio, dei quali molti vedono alla regia il maestro Miyazaki, come "Laputa, il castello nel cielo", "Kiki, consegne a domicilio", "Porco Rosso", "Principessa Mononoke" (che battè ogni record di incassi in Giappone), "Il mio vicino Totoro", "La città incantata" (vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino e dell'Oscar 2003 per il migliore lungometraggio di animazione), "Il castello errante di Howl" o il recente "Ponyo sulla scogliera"; altri invece sono diretti da altri registi ma sempre prodotti da Miyazaki, come "Una tomba per le lucciole", diretto da Isao Takahata.
A testimonianza del ben apprezzato percorso artistico del maestro c'è un Leone d'Oro alla carriera, attribuitogli a Venezia nel 2005.

Tematiche dei suoi film sono: la relazione fra l'uomo e la natura, vista anche come feroce contrapposizione; la presenza della dimensione spirituale, sottoforma di creature mitiche e ultraterrene spesso prese dal pantheon della mitologia nipponica; l'attenzione particolare alla valorizzazione delle diversità culturali e delle specie, che hanno influsso notevole nella trama di "Nausicaa della Valle del Vento" e di "Principessa Mononoke"; la presenza di bambini, della loro innocenza contrapposta alla violenza degli adulti.

giovedì 23 aprile 2009

AFTERHOURS

La prima pausa del lungo viaggio alla scoperta dell'animazione [vedi qui] riguarda gli Afterhours.

Insieme a Marlene Kuntz e pochi altri, gli Afterhours hanno segnato in maniera indelebile il rock indipendente in Italia. Un percorso lungo e denso di avvenimenti che ha portato la band di Manuel Agnelli ad essere una delle principali formazioni del cosiddetto panorama alternativo italiano e che ha permesso ad un certo tipo di musica, spesso sottovalutata nel nostro paese, di uscire allo scoperto e di dimostrarsi una importante realtà, non solo per quanto riguarda i dischi venduti, ma anche, se non soprattutto, per il grandissimo successo live riscosso. Lo stesso Agnelli, alla domanda di come riuscisse a spiegare l'enorme seguito live della band ha risposto: “Per me vale la regola per la quale andare ad un concerto è più emozionante dell'ascolto, un po' impersonale, di un cd. Alcuni gruppi, noi e i Marlene per esempio, hanno la capacità di rinnovare l'emozione da trasmettere, ogni sera o quasi. Si possono così fare anche centoventi date all'anno ed avere la certezza che le persone tornino”.
Le prime notizie della band risalgono al 1988, quando per la Toast esce il 45 giri “My Bit Boy”, seguito l'anno dopo dal mini-lp “All The Good Children Go To Hell”. Oltre a Manuel, il gruppo era allora composto stabilmente da Paolo Cantù alla chitarra (oggi apprezzato membro di Six Minute War Madness e di A Short Apnea, oltre ad essere il tour-manager degli stessi Afterhours) e da Lorenzo Olgiati al basso, mentre alla batteria vi era Alessandro Polizzari, poi sostituito da Max Donna. La scelta è quella di cantare in inglese, mentre le influenze sonore più chiare sono quelle di band come Velvet Underground e Television. Il primo salto di qualità del gruppo avviene con la partecipazione al tributo “Something About Joy Division”, con una cover di “Shadowplay”.
Gli Afterhours entrano così nell'orbita della Vox Pop e con questa etichetta sono pubblicati “During Christine's Sleep” nel 1991 e “Pop Kills Your Soul” nel 1993. Quest'ultimo album vede la comparsa come chitarrista di Xabier Iriondo, mentre escono dalla band Cantù e Olgiati. Il suono si evolve ed approda a quell'eclettismo che caratterizzerà successivamente il gruppo, con pezzi molto aggressivi uniti ad altri ricchi di follia visionaria. Significativo è anche il mini-cd uscito nel 1992, “Cocaine Head”, che consente alla band milanese di raggiungere la formazione attuale, con l'arrivo di Giorgio Prette alla batteria.
Il vero punto di svolta, però, nella storia degli Afterhours è la splendida cover di “Mio Fratello è Figlio Unico” realizzata per il tributo a Rino Gaetano nel 1993: viene abbandonato l'inglese per l'italiano, scelta fondamentale che consente al pubblico di apprezzare la bellezza dei testi del gruppo, ironici, trasgressivi e, spesso, surreali. Così nel 1995 esce il primo album in italiano, l'ultimo uscito per la Vox Pop, “Germi”, che consente l'affermazione presso un platea più vasta. Un album esuberante, composto da brani devastanti, come la stessa “Germi” e “Siete Proprio dei pulcini” e da altri intensi come la splendida “Strategie” e “Dentro Marilyn” (della quale realizzerà una cover Mina). Le sonorità sfuggono a una catalogazione classica, essendo caratterizzate da una follia raramente rintracciabile nel quadro musicale italiano.
La buona riuscita di Germi, però, è solo l'annuncio del fenomeno Afterhours che trova compimento nel 1997 con “Hai Paura Del Buio?”, album di straordinario successo non solo presso il pubblico che segue il rock alternativo. Il disco, uscito per la Mescal, è stato etichettato come pietra miliare della musica italiana, grazie all'incredibile susseguirsi di pezzi che sfiorano diversi tipi di sonorità: dalle atmosfere punk (“Dea”, “Sui Giovani d'Oggi ci Scatarro Su”, “Lasciami Leccare l'Adrenalina”) e grunge (“Male di Miele” da molti definita la “Smells Like Teen Spirit” italiana) ad altre simil-pop (“Voglio Una Pelle Splendida” e “Pelle”), passando per brani con sprazzi lo-fi (“1.9.9.6.”), raggiunge l'apice in episodi come “Rapace” e “Punto G”, dove si incontrano generi differenti all'interno della stessa canzone.
La seguitissima tournée successiva permette agli Afterhours di diventare una della bandiere del rock italiano, bandiera che non cessa di sventolare neppure dopo l'uscita di “Non è Per Sempre” nel 1999. Con quest'album la band milanese, pur non perdendo le caratteristiche di ironia e surrealismo dei testi, si avvicina di più a sonorità pop (soprattutto nella title track e in “Bianca”), ma non mancano brani ombrosi e malinconici (su tutti “Oceano di Gomma”), mentre la grinta presente in “Germi” dimostra di esistere ancora in un pezzo come “La verità che ricordavo”. Molto interessante, sia per la sonorità che per il testo è “Non si Esce Vivi dagli Anni Ottanta”, che dimostra la continua evoluzione di una band nella quale, oltre agli ormai stabili Andrea Viti al basso e Dario Ciffo al violino, compare Roberta Castoldi al violoncello. Spiegando questo pezzo Agnelli ha dichiarato: “Si sta sottovalutando il fatto che il ritorno agli anni Ottanta vuol dire anche ritorno a un modo di vedere le cose in modo molto superficiale e molto piatto: menefreghismo, qualunquismo, e soprattutto arroganza, che erano un po' gli stilemi degli anni Ottanta. C'è un grossissimo pericolo, secondo me, di tornare indietro.”.
Con l'uscita di “Siam tre piccoli porcellin”, gli Afterhours rinnovano la loro presenza nell'ambito del rock italiano, con un disco che non vuole essere il solito live-celebrativo: “Il pubblico è una parte insostituibile di noi. E credo che realizzare un disco con il pubblico dentro sia riconoscere questo fatto, ed è stato il motivo principale che ci ha spinto a registrare quest'album. Il pubblico è una parte fondamentale e imprescindibile del nostro progetto, perché il nostro progetto all'80 per cento è un progetto live. Perché noi viviamo di quello e su quello”. E da chi, se non da Manuel Agnelli, poteva nascere l'idea di un festival itinerante che potesse mostrare a tutta Italia l'esistenza di un mondo “indie” vitale e di ottimo livello? Così, nell'estate del 2001, parte il Tora!Tora! Festival: quattro date (Rimini, Padova, Torino e Roma) che hanno portato le principali realtà alternative italiane davanti ad un pubblico superiore ad ogni più rosea previsione. Con gli Afterhours come anfitrioni, sono scesi sul palco artisti come Marlene Kuntz, Modena City Ramblers, Subsonica, Massimo Volume, Cristina Donà e tanti altri. Una manifestazione “importante”, soprattutto se avrà il seguito a cui tutti aspirano: future edizioni con gruppi ancor meno in vista di quelli presenti in questa occasione, con i veri protagonisti di quel sottobosco musicale italiano troppo spesso sottovalutato. Nel frattempo, gli Afterhours non hanno nemmeno pensato di fermarsi per prendere fiato. A fine 2001 decidono di rientrare in studio per iniziare la realizzazione del loro quarto album in italiano. Una grossa novità, però, li attende al varco: Xabier Iriondo, uno dei tre membri storici, decide di uscire dal gruppo. Un futuro più incerto o nuovi territori da scoprire? Non abbiamo dovuto attendere molto per ottenere una risposta.
Nel 2002 gli Afterhours escono con “Quello Che Non C'è”, il quarto album in italiano. La presentazione è in grande stile: la prima parte del tour li vede sul palco con i Mercury Rev. Un evento importante, destinato a far risaltare le nuove caratteristiche di un gruppo che ha dimostrato coraggio nel tuffarsi in una nuova dimensione. La strada intrapresa, però, appare contorta e, soprattutto non ancora ben definita. Manuel Agnelli ha, indubbiamente, cercato di staccarsi da un passato che forse non gli poteva più appartenere: l'uscita di Iriondo dal gruppo, alcuni atteggiamenti del pubblico diventati quasi insopportabili, la stessa maturazione del personaggio.... Queste, tra le altre, le cause che hanno condotto gli Afterhours a realizzare un disco introspettivo e sofferente, molto più intimista rispetto ai precedenti. La tecnica di scrittura di Agnelli è cambiata, il celebre “cut up” alla Burroughs è scomparso per lasciare il posto a trame più “narrative” e meditate, ma, pur apprezzando sia l'indiscutibile talento che la convinzione mostrata in questa scelta, un piccolo rammarico, per quel passato in cui ogni frase nascondeva un semplice mistero, resta. Così come resta il rimpianto per sonorità più aliene, presenti anche nel tanto criticato “Non è per sempre”: album sì pop, ma di un pop deviato e obliquo con pochi paragoni in Italia. “Quello Che Non C'è” ha i sintomi del disco “in potenza”, ma raramente “in atto”, con alcuni schizzi oscuri ammalianti alternati a cali di tensione francamente deludenti. Ed anche i primi concerti mostrano alcune incertezze: inevitabili, forse, considerando i cambiamenti avvenuti, ma destinati a rendere più plausibile la possibilità di un prossimo scioglimento del gruppo.
Nel 2005 viene pubblicato un nuovo album, con la produzione di Greg Dulli, intitolato “Ballate per piccole iene”. Un disco dall'atmosfera plumbea, dove l'oscurità serpeggia sottotraccia. I momenti di pura introspezione si fanno preferire, e laddove emergono sferraglianti le chitarre, il rumore è sempre composto, si veda in proposito “Così com'è”, figlia bastarda delle varie “Germi” e “Male di miele”. Non emerge la volontà di strafare, di scrivere il brano definitivo, ma “La sottile linea bianca” potrebbe non a torto diventarlo, con il suo incedere meditabondo, tra falsetti e pavide distorsioni che veleggiano su di un delicato sottofondo pianistico.
Poco più in là, dalle parti di “Ci sono molti modi”, affiora ancora un Agnelli votato al culto della ballata pensosa, mentre in “La vedova bianca” riemergono prepotenti baccanali al rumor bianco. Citazione d'obbligo anche per il singolo “Ballata per la mia piccola iena”, che funge da perfetto pezzo d'impatto, con quella sua appena accennata linea melodica reiterata in un inesploso crescendo chitarristico.
Grazie alla collaborazione con Dulli, gli Afterhours suscitano l’interesse della One Little Indian inglese che commissiona al gruppo la versione inglese di “Ballate per Piccole Iene". “Ballads For Little Hyenas” esce a gennaio 2006 in buona parte d’Europa.
Nello stesso periodo entra ufficialmente a far parte della formazione Enrico Gabrielli, polistrumentista già collaboratore di Marco Parente, e Roberto Dell’Era che andrà a sostituire il bassista Andrea Viti che aveva lasciato il gruppo per “motivi artistici, professionali e umani”.
Forti di una formazione “rinfrescata” e con un nuovo prodotto in inglese finito e una promozione pronta, la One Little Indian americana decide di pubblicare e distribuire “Ballads For Little Hyenas” negli Stati Uniti, dove gli Afterhours intraprendono un tour di 26 date facendo da supporto ai Twilight Singers di Greg Dulli e a Jeff Klein.
La formazione raccoglie consensi quasi inaspettati da pubblico e critica e ad ogni concerto la gente accorsa per vedere anche loro e non solo gli headliner cresce di sera in sera.
È solo questione di pochi giorni, ormai, e il 9 ottobre 2006 “Ballads For Little Hyenas” esce anche in Inghilterra dove il gruppo si troverà a promuovere il disco in locali stracolmi di spettatori.
Il 9 febbraio 2007 esce il primo di due doppi Dvd mentre il secondo uscirà a maggio. “Lasciatevi infettare, non usate precauzioni” contiene tutti i video promozionali girati dalle origini del gruppo ad oggi, alcuni spezzoni tratti da apparizioni televisive e concerti tenuti nel corso degli anni e parecchie interviste durante le quali si ripercorrono i primi dieci difficili anni di vita del gruppo.
A marzo gli Afterhours tornano negli Stati Uniti per la loro prima tournée da headliner inaugurandola al Whisky Bar di Austin, in Texas, per la prestigiosa rassegna musicale South by Southwest.
Sono anni intensi per gli Afterhours, con i cambi di formazione (con l’ingresso dei fiati di Enrico Gabrielli), il passaggio al management Casasonica e la firma con la major Universal. Investito da questo turbinare di fatti e di emozioni, è logico che l'ottavo album di studio, “I milanesi ammazzano il sabato”, risulti alquanto instabile, dibattuto tra ricerche di nuovi orizzonti e mantenimento di una stabilità coerente con il proprio ego musicale. Se da una parte gli Afterhours rimangono legati alla loro natura primordiale (“E' solo febbre”), arricchendo alcuni pezzi di riff e potenze stoner da Queens Of The Stone Age (“Neppure carne da cannone per Dio”, “Pochi istanti nella lavatrice”, “Tutti gli uomini del Presidente”), da un altro lato esiste il desiderio di una rivoluzione silenziosa verso toni più quieti e rilassati, allacciati a un suono più melodico/popolare. È qui che l’album mostra il proprio punto debole, nonostante alcuni arrangiamenti complessi e forbiti, tra fiati, archi o piano, canzoni come “Riprendere Berlino” o “Tema: la mia città” risultano poco convincenti, prive di quel piglio e quel nerbo che hanno da sempre contraddistinto il lavoro del gruppo di Agnelli. Quando, poi, il ritmo rallenta ulteriormente, le cose non migliorano; mentre la subdola “Tarantella all’inazione”, con la sua ritmica, riesce a distinguersi abbastanza positivamente, la lenta ballata folk Lanegan-styledella title track è insipida, e “Dove si va da qui” prima annoia tra piano e drum machine e poi irrita con un pezzo in falsetto.
In questa voglia di tenerezza, hanno un ruolo da protagonista le vicende sentimentali-familiari di Agnelli, che fanno capolino un po’ dappertutto, specie nella finale “Orchi e streghe sono soli”, fiaba tenera dedicata alla figlia, pezzi di un (ri)trovato neo-romanticismo che però sul disco non pare proprio funzionare.
In conclusione, un lavoro irrisolto: l’eccesso di zelo nella costruzione di certe strutture sonore ha partorito in realtà pezzi semplici e poco incisivi e che questa smania di cambiare non è ancora stata messa a fuoco.
di Marco Delsodato, Magda Di Genova

Discografia:

Albums
1990 - During Christine's Sleep (Vox Pop)
1993 - Pop Kills Your Soul (Vox Pop)
1995 - Germi (Vox Pop)
1997 - Hai paura del buio? (Mescal)
1999 - Non è per sempre (Mescal)
2002 - Quello che non c'è (Mescal)
2005 - Ballate per piccole iene (Mescal)
2006 - Ballads for Little Hyenas (Mescal)
2008 - I milanesi ammazzano il sabato (Universal)
2009 - Il paese è reale (AC Europerecords)

Lives
2001 - Siam tre piccoli porcellin (Mescal)

Compilations
2008 - Cuori e demoni (EMI)

EP
1988 - All the Good Children Go to Hell (Toast Records)
1991 - Cocaine Head (Vox Pop)
2008 - Le sessioni ricreative (Universal)

Singles
1987 - My Bit Boy (Toast Records)
1995 - Dentro Marylin (Vox Pop)
1998 - Male di miele (Mescal)
1998 - Sui giovani d'oggi ci scatarro su (Mescal)
2000 - La verità che ricordavo (Mescal)
2000 - Bianca (Mescal)
2002 - Sulle labbra (Mescal)
2003 - La gente sta male (Mescal)
2004 - Gioia e rivoluzione (Mescal)
2005 - Ballata per la mia piccola iena (Mescal)
2008 - È solo febbre (Universal)
2008 - Pochi istanti nella lavatrice (Universal Records)
2008 - Riprendere Berlino (Universal Records)
2008 - Musa di nessuno (Universal Records)

DVDs
2007 - Non Usate Precauzioni/Fatevi Infettare (1985-1997) (Virgin-EMI)
2007 - Io Non Tremo (1997-2006) (Virgin-EMI)

Videoclips
Shadowplay
Ossigeno
Germi
Dentro Marilyn
Voglio una pelle splendida
Male di miele
Sui giovani d'oggi ci scatarro
Non è per sempre
Baby fiducia
Bianca
La verità che ricordavo
La sinfonia dei topi
Quello che non c'è
Non sono immaginario
Gioia e rivoluzione
La vedova bianca
White widow
È solo febbre
Pochi istanti nella lavatrice
Riprendere Berlino
Musa di nessuno

mercoledì 22 aprile 2009

1.9 METROPOLIS

"Metropolis" è un lungometraggio animato del 2001, sviluppato da tre grandi pilastri dell'animazione giapponese: Rintaro (Capitan Harlock, Galaxy Express, Alexander), Katsuhiro Otomo (Akira, Steamboy) e Yoshiaki Kawajiri (X, Ninja Scroll). Quest' "anime" però non avrebbe potuto prendere vita, se non fosse per il solito Tezuka, che nel 1949 ultimò il manga, dall'omonimo titolo, ispirandosi alle locandine del "Metropolis" di Fritz Lang pur senza aver occasione di visionare la pellicola.

La megalopoli futuribile di Metropolis è un'avveniristica città sviluppata su più livelli, in cui i robot sono servi degli umani. I livelli inferiori della città sono i bassifondi, teatro di miserie e criminalità, il livello superiore è invece quello più ricco; qui è stato appena inaugurato lo Ziggurat, un palazzo smisurato tanto quanto le ambizioni di potere dell'uomo che lo ha voluto, il Duca Red. Questi è un potente e ricchissimo leader demagogo, il quale nutre il progetto di tiranneggiare sul mondo grazie ad un'arma segreta; tale arma, che lo scienziato Laughton sta costruendo nei bassifondi, ha le tenere sembianze dell'indifesa Tima, una ragazzina androide del tutto inconsapevole della sua vera natura e della sua spaventosa funzione.
La piccola Tima non è solo un mero strumento di morte, agli occhi del Duca Red: ella ha infatti le sembianze di sua figlia (che si suppone defunta), e pertanto il Duca non nasconde un sincero affetto per l'androide. Questo affetto scatena la gelosia di Rock, figlio adottivo del Duca e capo di una squadra parafascista di cui lo stesso Duca è segretamente a capo, i Marduk. Quando Rock, spinto dalla gelosia e dal razzismo verso i robot, provoca un incidente al laboratorio di Laughton, Tima riesce a fuggire, e la sua strada si incrocia con quella del giovane Kenichi, il nipote di un detective giapponese, Shunsaku Ban, giunto a Metropolis proprio per indagare sugli oscuri traffici del dottor Laughton.
Il sensibile Kenichi e Tima, entrambi ignari della natura robotica di lei, sono costretti a nascondersi nei bassifondi della città, inseguiti dagli uomini di Rock; il Duca, furente col figliastro, è disposto a tutto pur di riavere l'adorata androide, e nel frattempo porta avanti la sua scalata al potere dittatoriale. Shunsaku Ban, a sua volta, si mette alla ricerca del nipote con l'aiuto di Pero, un efficiente robot poliziotto.
I teneri sentimenti che sembrano nascere tra Tima e Kenichi saranno contrastati da mille avversità, il tutto nello scenario di una Metropolis sconvolta dalle ribellioni dei più poveri contro i più potenti, e con la minaccia dello Ziggurat che incombe su tutto.

Il film è un susseguirsi di scene ricchissime, fastose, spettacolari, splendidamente animate, pullulanti di dettagli; i panorami iniziali della città meritano veramente di essere visti infinite volte, per poterne apprezzare ogni minimo particolare. E la meraviglia provocata da queste scene è arricchita dal gran lavoro fatto sul design dei personaggi e degli ambienti; si è scelto infatti di adottare un look "rétro", un aspetto "vecchio stile" che contrasta felicemente con l'ambientazione futuristica del film: i personaggi mantengono il character design originale di Tezuka, arrotondato e molto anni '40; gli scenari urbani mischiano l'avveniristico con svariati elementi art déco, a creare una città del futuro che però richiama molto l'America degli anni '30-'40.

Metropolis (movie)
director, musician, project initiation: Rintaro
original manga: Osamu Tezuka
script, screenplay: Katsuhiro Otomo
key animation, layout: Yoshiaki Kawajiri
year pr.: 2001
time: 107'-col.






trama from Webzine

sabato 18 aprile 2009

1.8 TEZUKA SPECIAL TV

A cavallo degli anni '80 Tezuka si dedica ad alcuni prodotti prettamente animati, che non si sviluppano da precedenti manga (tranne uno) ma su trame tezukiane trattanti temi sociali ed ecologici.
Questi speciali televisivi recentemente sono stati raccolti in un memorial box di alta qualità di immagine ed artistica.
Il cofanetto, veramente ben fatto, racchiude i seguenti 6 lungometraggi animati:

Le avventure di Bandar (special)
director: Osamu Tezuka
year pr.: 1978
time: 94'-col.






Bandar è il giovane principe di un lontano pianeta, dove gli abitanti hanno la capacità di trasformarsi in animali.
Un giorno scopre di essere un orfano e di provenire in realtà dal pianeta Terra, ora controllato da un malvagio Computer.
Prende così la decisione di fare ritorno sul suo pianeta d'origine per cercare di distruggere l'infernale macchina e dovrà anche affrontare Black Jack, giunto dalla Terra per invadere Zobi, il pianeta su cui è naufragato.
"Bandar Book - Hyakumannen Chikyu no Tabi", questo il titolo originale, è il primo "lungometraggio anime" realizzato per la televisione; un film di fantascienza e avventura in cui incontriamo molti dei protagonisti delle produzioni di Tezuka, qui mescolati insieme a ricoprire altri ruoli come se fossero attori che interpretano dei personaggi.
In Italia questo Special tv del 1978 firmato da Osamu Tezuka, uno dei più popolari a cui lavorò il "Dio del Manga", fu trasmesso per la prima volta nel pomeriggio di Natale del 1980 e replicato pochi anni dopo.

L'espresso sottomarino (movie)
directors: Osamu Dezaki, Satoshi Dezaki
original storyline, rendition: Osamu Tezuka
year pr.: 1979
time: 91'-col.





L'anno è il 2002, e il Marine Express, il treno subacqueo che collega l'America e il Giappone, si prepara al viaggio inaugurale. Il detective ingaggiato per garantire la scurezza del viaggio, Ben Shunsaku, scopre ben presto che il suo non sarà un compito di tutto riposo...
Spettacolare Special televisivo prodotto nel 1979 su sceneggiatura di Tezuka, in esso assistiamo ad una specie di rimpatriata dei personaggi più celebri del Maestro: da Black Jack ad Astro Boy, da don Dracula a Leo.
Uno dei migliori lavori per la televisione del grande artista.

Fumoon (movie)
director: x
original story, executive producer: Osamu Tezuka
year pr.: 1980
time: 91'-col.





Basato su una delle prime opere del Maestro, "Fumoon" mostra gli sforzi della nuova e modificata razza umana per abbandonare la terra prima dell'arrivo di una mortale nuvola di gas dallo spazio...
Tratto da uno dei primi manga di Tezuka, "Fumoon" è uno Special televisivo realizzato nel 1980.
In esso si esprime l'attaccamento del maestro per le tematiche ecologiste; e infatti immagina una popolazione di creature luminescenti, votate al sacrificio nel tentativo di salvare dall'estinzione ogni razza animale del pianeta Terra.
Nel corso della loro missione i "fumoon" scoprono che non proprio tutti gli umani sono cinici e disinteressati al destino del pianeta e cercano di salvare anche loro.
Come sempre il film venne trasmesso dalla rete televisiva NTV riscontrando un buon successo di pubblico.

Bremen 4 (movie)
director: x
original creator: Osamu Tezuka
year pr.: 1981
time: 90'-col.





Quattro animali combattono disperatamente per eliminare la guerra dal nostro pianeta. Il gatto, il cane, l'asino e il pollo, dotati dagli alieni della capacità di trasformarsi in esseri umani, tentano di preparare la Terra a un esame che potrebbe benissimo non passare...
Se il grande schermo per Osamu Tezuka rappresentava uno scoglio insormontabile, carico di dubbi e fallimenti, non così si può dire delle produzioni televisive a cui partecipò: piccoli film pensati come speciali nei quali era libero di affrontare le tematiche a cui teneva maggiormente.
Anche "Bremen 4" rientra in questa categoria e partendo dal celebre "I musicanti di Brema" costruisce una favola fantascientifica dove si parla di guerra, esperimenti genetici e pacifismo.

Prime Rose (movie)
directors: Osamu Dezaki, Satoshi Dezaki
original creator, character design, storyline: Osamu Tezuka
year pr.: 1983
time: 90'-col.





In un mondo di fantasia, la guerra tra i regni di Guroman e Kukurit si placa quando due principi vengono scambiati come ostaggi. Prime Rose, adottata da una ricca famiglia di Kukurit, si caccia nei guai intervenendo in aiuto della popolazione oppressa e impoverita.

Bagi (movie)
director: x
character design, art, animation director, animation, color design, original plan, original storyline, rendition: Osamu Tezuka
year pr.: 1984
time: 90'-col.




Bagi è un ibrido felino, per metà umana e quindi con sembianze antropomorfe e capacità superiori a quelle umane.
Nato da una serie di esperimenti genetici è braccato dal giovane Ryo, che crede la creatura responsabile della morte della madre...
Special televisivo apparso il 19 Agosto 1984 sulla rete Nihon Television e co-prodotto dal network e dalla Tezuka Productions, in Bagi per la prima volta Tezuka guarda al presente e non ci presenta i soliti scenari fantastici o futuristici.
Il Maestro scrive e realizza questo che è una specie di manifesto contro gli "esperimenti genetici", materia di grande dibattito in Giappone e che proprio in quell'anno fu accolta e sostenuta dal governo nipponico.
Tezuka si occuperà quasi di tutto: dalla scrittura, alle animazioni, ai colori.
Bagi è nato come settimo e ultimo di una serie di lungometraggi con il tema "L'amore salverà la terra".

trame from Musicafilm

giovedì 16 aprile 2009

1.7 I BON BON MAGICI DI LILLY

"I bon bon magici di Lilly" ["Fushigi na Melmo"] è una serie TV animata del 1971, le cui origini sono da attribuire ad un manga del maestro Tezuka, sviluppatosi sul "Shogaku Ichinensei" dal 1970 al 1972. E' da riflettere sul fatto che Tezuka, già cimentatosi in alcuni prodotti erotici, aveva pensato alla serie come strumento di educazione sessuale per bambini; e nonostante abbia subito cambiato idea, la censura non è stata certo con le forbici in mano.

La madre di Lilly perde la vita per uno sfortunato incidente automobilistico di cui è vittima. Andata in Paradiso, dopo aver richiesto invano di tornare sulla Terra con i figli ancora piccoli, ottiene in dono un barattolo di confetti (i bon bon) che hanno il potere di aumentare o diminuire l'età di chi li ingerisce. In essi vede l'unica maniera per consentire alla figlia maggiore, Lilly, di accudire i fratellini (Toto e Daky) diventando adulta in pochi istanti. Grazie ad essi la bambina riuscirà a rendersi utile a creature di ogni genere, oltre ad esseri umani che hanno perso o mai avuto felicità nella loro vita. Lilly stessa, a fine serie, diventerà madre a sua volta.

I bon bon magici di Lilly (TV)
directors: Osamu Tezuka, Kozo Masanobu, Shigeru Yamamoto, Tsunehito Nagaki, Yoshiyuki Tomino
original creator: Osamu Tezuka
year pr.: 1971-1972
time: 30' ep.-col.
episodes: 26





venerdì 10 aprile 2009

1.6 LA PRINCIPESSA ZAFFIRO

La Principessa Zaffiro ["Ribbon no Kishi"] è il primo personaggio ad essere protagonista di uno shojo manga (fumetto per ragazze); che fu pubblicato per la prima volta nel 1953 sulla rivista "Shoujo Club", dal suo autore Tezuka, il quale ne fece un'altra serie a fumetti nel 1963 sulla rivista "Nakayoshi", per poi dare il via alla sua trasposizione televisiva prima con un "anime" seriale, di cui lui è l'executive director, e poi con un un lungometraggio animato (molto differente dall'originale manga).

A causa dello scherzo del dispettoso angelo Tink, alla coppia reale del paese di Silverland nasce una figlia, Zaffiro, che possiede due cuori, l’uno da maschio e l’altro da femmina. Poiché il trono può essere trasmesso solo agli eredi maschi, la piccola viene fatta passare per un principe ed una volta adolescente è costretta a dividere le sue giornate tra momenti privati, in cui può comportarsi liberamente da ragazza, e momenti pubblici, in cui invece deve fingersi uomo. Il granduca Duralmin, aiutato dall’infido sir Nylon, cerca in tutti i modi di trovare la prova della femminilità di Zaffiro per poterla escludere dal trono e far nominare sovrano di Silverland il proprio figlio, l’inetto Plastic. L’angelo Tink invece scende sulla Terra, al fine di rimuovere il cuore di uomo dal petto di Zaffiro e renderla una vera ragazza. In uno dei rari momenti di svago, Zaffiro si traveste indossando una parrucca con i capelli dai colori soavi e si presenta in incognito al ballo di Carnevale, dove conosce e si innamora, ricambiata, di Franz Charming, principe di Goldland. Dopo la festa, Franz tenta in ogni modo di ritrovare l’amata ragazza, ma un complotto di Duralmin e Nylon lo porta ad odiare Zaffiro, ignorando che il principe di Silverland non è altri che la stessa ragazza che sta disperatamente cercando. A complicare ulteriormente la situazione arriva la Signora Hell, una strega che intende rubare il cuore di donna di Zaffiro per rendere dolce e femminile la capricciosa figlia Hekate, alla quale vuol fare sposare Franz per ottenere il dominio di Goldland. Nel tentativo di salvare la madre, esiliata dal malvagio Duralmin sull’isola Serpente di Mare, Zaffiro intraprende insieme a Tink un viaggio a bordo di una rudimentale imbarcazione, che viene spinta alla deriva da una tempesta proprio di fronte alla meta. I due naufraghi sono raccolti da una nave pirata, capitanata da Blood, il quale si rende conto che Zaffiro è una donna e se ne innamora. Appresa la sua storia, il pirata si offre di aiutarla a catturare Duralmin, dapprima cercando di attirarlo sulla sua nave, poi tendendogli un agguato mentre sta partecipando ad una battuta di caccia in una foresta di biancospini, insieme al principe Franz. In quest’occasione, Franz scopre finalmente che Zaffiro altri non è che la ragazza che tanto ama, ma prima ancora che la possa riabbracciare Hell riesce ad appropriarsi del suo cuore di donna e a portarlo alla figlia Hekate, che però non sembra intenzionata ad obbedire alla volontà della madre. Per sfuggire al granduca Duralmin, Zaffiro si rifugia nelle stanze delle dame di corte, che per difenderla ingaggiano una feroce battaglia contro i soldati che getta nel caos il castello di Silverland. Nylon approfitta della situazione e colpisce Zaffiro con una freccia, procurandole così una ferita che le lascia solo tre giorni di vita. Per salvarla, Blood si reca immediatamente all’isola Perla Nera, alla corte della regina Parupa, dove pare ci sia una medicina miracolosa per questo tipo di ferite. Franz invece si reca sul monte Olimpo, dove incontra Venere, divinità della bellezza e dell’amore. Invaghitasi di Franz, la dea decide di farlo suo e priva Zaffiro della memoria, istigandola a compiere un lungo viaggio verso nord che la porterà nel feudo governato dal marchese Ulon, dove parteciperà ad un torneo e dove conoscerà la spadaccina Friebe, alla ricerca di qualcuno da amare.

La Principessa Zaffiro (TV)
directors: Osamu Tezuka, Chikao Katsui, Kanji Akabori, Masami Hata, Yoshiyuki Tomino
original creator: Osamu Tezuka
year pr.: 1967-1968
time: 30' ep.-col.
episodes: 52



Princess Knight (movie)
director: Masayoshi Nishida
year pr.: 1994
time: x







trama from TheJackal

giovedì 9 aprile 2009

1.5 KIMBA, IL LEONE BIANCO

"Kimba, il leone bianco" ["Jungle Taitei"="imperatore della giungla"], anch'esso frutto della fantasia di Tezuka, nasce come manga sulla rivista "Manga Shonen" nel 1950, per poi diventare il primo "anime" a colori della TV giapponese.
Tema della storia è la difficile convivenza fra animali ed umani; è sarà Kimba, un cucciolo di leone bianco, a trovare una soluzione a questo, portando a termine quanto iniziato da suo padre Panja: dare a tutti gli animali della foresta un posto sicuro in cui vivere, liberi dagli esseri umani.
La trama si snoda in seguito alla morte di Panja, che viene ucciso dal cacciatore Hamegg, il quale sfrutta l'unica debolezza del leone (l'amore verso la sua compagna Eliza) per porre fine alle susseguenti giornate, in cui lo stesso padre di Kimba abbandonava la sua foresta per liberare i bovini dei villagi vicini e per dar loro la possibilità di vivere lontano dagli uomini. Quindi Kimba eredita il trono, diventando nuovo imperatore della giungla e promettendo al suo popolo di difendere la terra e di mantenere la pace all'interno di questa.

Il bellissimo mondo ricco di animali, piante e colori, che popola le avventure di Kimba, ha portato i fans del maestro Tezuka a pensare a un possibile riadattamento dell'ambiente e di alcuni stessi personaggi (tra cui lo stesso Kimba divenuto Simba) nel lungometraggio animato "Il Re Leone"; ma, come più volte affermato dalla stessa Disney, queste correlazioni (anche se evidenti) non hanno alcun fondamento.

Kimba il leone bianco, così come altri personaggi tezukiani, è stato più volte riadattato sullo schermo; divenendo protagonista di tre serie animate e di due lungometraggi animati.

Kimba, il leone bianco (TV 1)
directors: Eiichi Yamamoto, Hayashi Shigeyuki
original manga: Osamu Tezuka
year pr.: 1965-1966
time: 30' ep.-col.
episodes: 52






Jungle Emperor Leo (movie 1)
director: Eiichi Yamamoto
original manga: Osamu Tezuka
year pr.: 1966
time: 75'-col.






Kimba - La leggenda del leone bianco (movie 2)
director: Yoshio Takeuchi
original manga: Osamu Tezuka
year pr.: 1997
time: 99'-col.






New Jungle Emperor, Go Ahead Leo! (TV 2)
directors: Shingo Araki, Hayashi Shigeyuki
original creator: Osamu Tezuka
year pr.: 1966-1967
time: 30' ep.-col.
episodes: 26




The New Adventures of Kimba The White Lion (TV 3)
directors: Rintaro, Takashi Ui
original manga, character design: Osamu Tezuka
year pr.: 1989-1990
time: 30' ep.-col.
episodes: 52