lunedì 23 novembre 2009

MASSIMO BUBOLA

In molti lo ricorderanno come autore di alcune tra le più belle canzoni di Fabrizio De André, da "Andrea" a "Fiume Sand Creek" fino a "Don Rafaè". Qualcun altro ricorderà le sue collaborazioni con Fiorella Mannoia (la celebre "Il cielo d'Irlanda"), Gang, Mauro Pagani, Cristiano De André. Ma sono in pochi a conoscere il Massimo Bubola cantautore, approdato con "Diavoli e Farfalle" al suo nono album. Eppure la sensibilità di questo raffinato cantautore veronese non è comune nel panorama odierno del rock italiano.
"Mi interessa il lato più oscuro dei sentimenti umani - spiega il cantautore veneto -. Racconto storie di amore e morte, invidia e tradimenti, vendette e sconfitte. Mi piace armonizzare gli opposti, bene e male, dannazione e redenzione. E cerco sempre di comporre canzoni con una coscienza sociale, che affondano in qualche modo le radici nelle realtà. Spesso, ad esempio, prendo piccoli fatti di cronaca e cerco di trasportarli in una dimensione epica". Non era, in fondo, quello che ha sempre fatto Fabrizio De André? "Certo, non ho difficoltà ad ammettere che Fabrizio per me è sempre stato un maestro - dice Bubola senza nascondere la sua commozione -. Lui incarnava una tradizione di cultura così profonda... E avevamo ancora tanti progetti artistici insieme. Ora che è caduto come un soldato, qualcuno raccoglierà il suo scudo e la sua corazza. Anche se nessuno può avere la presunzione di considerarsene l'erede".
Massimo Bubola e Fabrizio De André erano amici, oltre che collaboratori dai tempi di "Rimini" (1978). Insieme hanno trascorsi lunghe giornate nella fattoria in Gallura, dove il cantautore genovese riuniva la sua personalissima "tribù". Ma oggi il ricordo è ancora troppo fresco e doloroso. "No, non posso raccontare il rapporto che mi univa a Fabrizio. Posso parlare della sua musica, del suo insegnamento, così importante anche per i giovani. Posso dire che, anche per merito suo, ho capito che per essere realmente "rivoluzionari" bisogna conoscere bene i classici, e che è meglio una bella canzone d'amore di una brutta canzone politica".
Proprio una di queste canzoni d'amore, "Andrea", segnerà il massimo exploit internazionale della ditta Bubola-De André, con inaspettati successi di vendite in Austria e Germania. "Già - spiega Bubola - perché all'estero sono in pochi a conoscere la musica italiana d'autore. Colpa spesso di perversi meccanismi della macchina discografica. Ma qualche volta siamo anche noi musicisti italiani ad avere un ingiustificato complesso d'inferiorità. Per la mia esperienza, posso dire di aver conosciuto Bob Dylan, Michael Stipe, Lou Reed e di aver ricevuto molti complimenti. Ho visto da parte loro molta curiosità per la scena italiana".
Proprio dall'incontro con Lou Reed è cominciata la "gestazione" di "Diavoli e Farfalle". "Ci siamo visti a Conegliano, in Veneto, durante un festival letterario. Abbiamo parlato a lungo di musica e di cultura. Lui osservava in particolare che noi italiani siamo figli del Rinascimento, e che da quel periodo dobbiamo attingere storie e ispirazione".
Per festeggiare i 25 anni di carriera, Bubola ha pubblicato "Il cavaliere elettrico" (2001), doppio album live frutto di registrazioni effettuate tra il marzo '97 e il dicembre 2000. Il disco contiene venti canzoni tra cui "Il cielo d'Irlanda", "Marabel", "Maria che ci consola", altre scritte con Fabrizio De André come "Fiume Sand Creek", "Franziska", "Andrea", "Avventura a Durango", "Una storia sbagliata" e "Hotel Supramonte". "Il cavaliere elettrico" spiega il cantautore, "ripercorre 25 anni della canzone d'autore italiana toccando quasi tutti i generi del rock, dal tex-mex al rock-blues, dal country al rock-folk fino alle plain ballad". Per presentare l'album, il cantautore veneto inizierà una tournee che lo porterà in varie città italiane.
"Il cavaliere elettrico" giunge dopo il successo di "Diavoli e Farfalle", un melange di ballate dolorose e blues travolgenti, riflessioni intimiste e leggende senza tempo. Un disco in cui "ogni lacrima è una storia, ogni lacrima ha una storia", come Bubola cantava già in "Marabel". Canzoni legate a piccoli drammi quotidiani e a grandi storie epiche, che contengono - come nel singolo d'apertura "La ballata dei luminosi giorni" - riferimenti romantici a Tristano e Isotta, Eloisa e Abelardo, a Calibano, simbolo dell'abbrutimento umano, e a Prospero, emblema della magia e dell'innalzamento dell'uomo.
Ma è soprattutto lo spirito di Shakespeare a dare forza alle liriche. Una forza che non teme di dare voce al vecchio corrotto e al negromante, alla balia volgare e all'assassino. E non manca anche una "murder ballad" alla Nick Cave, dedicata all'uxoricida di EmmyLou, che ama follemente la donna che ha ucciso. "Detesto l'amore superficiale delle canzoni pop - racconta Bubola -. Per questo cerco ispirazione nei sentimenti forti e oscuri di Shakespeare, che considero l'uomo più rappresentativo della cultura occidentale. Credo infatti che la sua opera racchiuda in sé tutti gli opposti e tutte le contraddizioni dell'animo umano. E nessuno come lui è riuscito ad apparire classico e moderno al tempo stesso".
E la musica di Bubola? È una miscela universale, che spazia dalle sonorità classiche al folk celtico, dal blues alla canzone popolare, dalla "ballata della redenzione" alla Cohen alle distorsioni acide dei Sonic Youth. Dominano in particolare le chitarre, elettriche e acustiche, ma dietro di loro emergono prepotenti le tastiere, l'organo Hammond, il piano, la batteria. "Il risultato finale - conclude l'artista veronese, che si definisce "un cantante con band" - è frutto di un affiatato lavoro di gruppo, con la Eccher Band, la formazione che mi accompagna da sempre. Loro ormai conoscono a memoria i miei gusti e posso dire che sono riusciti a creare un suono ormai inconfondibile".
"Il cavaliere elettrico vol. III" (2002) è il terzo capitolo del progetto live, con le canzoni accomunate dalla tragicità (il sottotitolo è infatti "storie scure").
Nel 2004 esce, coprodotto con Michele Gazich, il nuovo album in studio, "Segreti Trasparenti". Un buon disco, che alterna ballate di matrice tradizionale come "La sposa del diavolo" e la delicatissima "Jetta ‘a luna" (scritta in napoletano), a canzoni di grande forza introspettiva, come "Stai con me". In più spicca un nuovo inno folk: "La Fontana". La traccia finale, "Tornano i Santi", è arricchita anche dalla presenza di Mark Olson (fondatore dei Jayhawks) e della cantautrice Victoria Williams.

di Claudio Fabretti

Discografia:

Studio
1976 - Nastro giallo (Produttori associati)
1979 - Marabel (Philips)
1981 - Tre Rose (Ricordi)
1982 - Massimo Bubola (Cgd)
1989 - Vita morte e miracoli (Ricordi)
1994 - Doppio lungo addio (Mercury)
1996 - Amore e guerra (Cgd)
1997 - Mon Tresor (Cgd)
1999 - Diavoli e farfalle (Cgd)
2001 - Giorni dispari (Eccher)
2004 - Segreti trasparenti (Eccher)

Lives
2001 - Il cavaliere elettrico vol I & II (Eccher)
2002 - Il cavaliere elettrico vol III (Eccher)
2002 - Niente passa invano (Eccher)

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