mercoledì 18 novembre 2009

RAGE AGAINST THE MACHINE

Se mai c'è stata una band che ha saputo unire l'impegno sociale al divertimento, il fuoco attivista della giovane età alla matura e personale presa di coscienza del momento storico, questo gruppo erano, almeno fino agli inizi degli anni Novanta, soltanto i Clash di Joe Strummer. Scendendo qualche gradino in termini di freschezza e probabilmente di credibilità, qualcuno potrebbe ancora oggi indicare in Bruce Springsteen, REM e U2 altri eventuali artisti impegnati, in grado di muovere gli animi degli ascoltatori all'azione.
Ma è sulla linea dei londinesi Clash che dobbiamo affiancare uno dei maggiori fenomeni rock dei Novanta, in grado di inserirsi prepotentemente in un trend musicale, proveniente dalla cosiddetta scena crossover californiana, ormai pronto a emergere prepotentemente dalle strade di Los Angeles, e di sconvolgere, nel bene e nel male, la storia del rock degli ultimi anni: i Rage Against The Machine sono stati uno dei maggiori nomi del panorama crossover e, a conti fatti, nu metal, oltre che uno dei gruppi fondamentali degli ultimi quindici anni.
Per raccontare la storia dei Rage Against The Machine, scegliamo di partire dal novembre 2000, quando George W. Bush viene eletto per la prima volta presidente degli Stati Uniti d'America, e Zack De La Rocha, leader carismatico della band, annuncia lo scioglimento dei Rage Against The Machine a causa del totale fallimento degli obiettivi - evidentemente politici - fissati dal gruppo stesso il giorno della loro nascita, nove anni prima. In realtà i motivi sono questi e anche altri, che analizzeremo successivamente seguendo il corso degli eventi, ripartendo quindi dal 1991.
La rabbia contro la macchina è un caso anomalo sotto ogni punto di vista. E' forse la prima band a raggiungere un certo livello di popolarità prima di aver firmato un contratto discografico e, fatto ancor più curioso, non nascono come una formazione live, che si crea un proprio pubblico concerto dopo concerto, fino a trovare qualche generoso estimatore che li metta sotto contratto: i Rage Against The Machine registrano il loro primo demo senza mai essersi esibiti dal vivo. E innescano il passaparola passando il demo ai loro amici, e solo in seguito vendendolo ai loro primissimi concerti, raggiungendo in pochissimo tempo le cinquemila copie vendute. Una sorta di primato.
D'altronde la musica che presentano i Rage Against The Machine nel 1991 non può che attecchire con successo in una Los Angeles ben distante dalle sirene del grunge, scossa piuttosto dall'imprevisto scioglimento dei Jane's Addiction, simbolo e germoglio fino a quel momento di un movimento underground vivo come a Seattle, ma ancora lontano dall'essere inquadrato dai canali mediatici che hanno fatto della città del Washington la Mecca del rock di quegli anni. Una scena opposta all'immagine che davano di Los Angeles i Guns n' Roses e i sogni di successo made in Hollywood. Si tratta di crossover, termine ormai volgarmente combinato al cosiddetto nu-metal, ossia una miscela impura di varie esperienze formanti una nuova struttura, in alcuni casi con originalità e spiccato senso artistico, in altri, come del resto anche e maggiormente per quanto riguarda il Seattle-sound, un mero esercizio stilistico in copia carbone, compresi i contenuti delle canzoni. Già i contenuti, forse proprio questi eleveranno i Rage Against The Machine sopra le altre numerose entità che campeggieranno su magazine, radio e Mtv dallo sparo di Cobain in poi.
Ma torniamo alla musica. In coda ai crediti di ognuno dei quattro album dei Rage Against The Machine c'è scritto: "No samples, keyboards or synthesizers used in the making of this recording"; ciò suona puritano e allo stesso tempo non credibile, se non si assiste fisicamente a una performance live del gruppo, dove intorno a una sezione ritmica essenziale, generalmente mai sopra le righe, si inseriscono il rap rabbioso e in crudo linguaggio slang di Zack De La Rocha - figlio di un artista di strada che non ha raggiunto il successo di Basquiat - e il geniale corredo di effetti scratch, noise, flanger, wah-wah, ecc. unito alla matrice zeppeliniana dei riff della chitarra di Tom Morello, nato nel quartiere di Harlem a New York, sangue misto afro-italo-irlandese, ovvero uno degli ultimi autentici "guitar hero".
Il primo omonimo album "Rage Against The Machine" edito dalla Epic nel 1992 è un fulmine a ciel sereno nel panorama rock del periodo, unendo agli omaggi a Jimmy Page - fra le altre, "Wake Up" è un evidente re-editing di Kashmir - il rap polemico dei Public Enemy e, come precentemente accennato, la lezione crossover ormai in voga nei circuti underground di cui maggiori esponenti erano certamente Fishbone, Living Colour e a un livello già più popolare, Red Hot Chili Peppers e Faith No More da San Francisco. E' un album sensazionale, che contiene alcuni dei maggiori inni dei Rage Against The Machine, quali "Bullet In The Head" (la prima canzone mai incisa dalla band), "Know Your Enemy" (titolo poi rubato da profeti minori) e soprattutto "Killing In The Name", probabilmente la canzone simbolo del gruppo, con un testo semplice e implicitamente rivoluzionario nel vero senso del termine.
L'album fa furore e scalpore allo stesso tempo: la censura infatti perseguita la presunta pericolosità di un gruppo sovversivo come lo furono i Doors oltre vent'anni prima. Saturday Night Live, celebre programma televisivo della Nbc, che in quegli anni ospitava tutti i ribelli del rock campioni di vendite come Nirvana, Smashing Pumpkins e Stone Temple Pilots, censura la performance dei Rage Against The Machine che avevano disposto sul loro palco una bandiera americana rivolta al contrario. A Philadelphia, i quattro membri della band salgono sul palco del Lollapalooza completamente nudi in segno di protesta contro la famigerata fondazione dell'etichetta "Parental Advisory Explicit Lyrics", e per quattordici lunghissimi minuti restano in piedi sotto il suono nauseante del feedback della chitarra. Un lungo tour insieme agli allora sconosciuti Tool e ai Fishbone arriverà anche in una Europa non ancora pronta a concedere lo stesso interesse che la band aveva raccolto oltreoceano.
Quando altri gruppi made in LA rivisitano in chiave funk-metal quanto di buono avevano fatto gli artisti della generazione precedente, i Rage Against The Machine restano lontano dalle scene, attendendo con pazienza le nuove invettive di Zack, forti di un sound a oggi ancora lontano dall'essere clonato. Solo nel 1996 giunge il seguito di Rage Against The Machine, prodotto da Brendan O'Brien, si chiama "Evil Empire" ("Impero del male"), da una citazione del 1982 dell'ex presidente Ronald Reagan che così definiva al termine della guerra fredda l'Unione Sovietica. E' un album che gode di un favorevole e immediato riscontro da parte di critica e pubblico, grazie all'ormai consolidato status del precedente lavoro, ma che in realtà risulta essere ben più complesso e deviante del disco d'esordio, mancando tuttavia della quantità numerica di inni di cui invece questo constava. Infatti, solo le iniziali "People Of The Sun" e "Bulls On Parade" (il cui storico riff in effetto wah-wah diventa un altro dei punti più elevati raggiunti dalla band) sembrano avere quel potenziale melodico che imperversava in ognuno dei dieci vecchi brani. All'interno del disco hanno però spazio divagazioni varie ed eventuali di un Morello forse eccessivamente accondiscendente verso se stesso, ma ugualmente in grado di guidare la band verso un linguaggio del tutto unico e fondamentalmente incomparabile. "Tire Me" viene premiata con il Grammy Award come miglior performance hard-rock; lo stesso accadrà l'anno dopo per "People Of The Sun", e l'anno successivo ancora per "No Shelter", uno dei vari brani concessi nel tempo a colonne sonore di film più o meno interessanti ("The Crow", "Godzilla", "The Matrix", in particolare). Il fenomeno è ormai leggenda vivente, e le battaglie politiche che nel loro piccolo i Rage Against The Machine portano all'ordine del giorno ottengono spesso un buon riscontro mediatico e popolare, tanto da coinvolgere un sempre maggior numero di sostenitori sensibili ai casi di Leonard Peltier e Mumia Abu-Jamal, giusto per citare due delle maggiori campagne sostenute da De La Rocha e compagni.
A livello pragmatico, il problema dei Rage Against The Machine resta però l'assoluta lentezza in fase di composizione del loro cantante, che impiega mesi e mesi a trovare la giusta ispirazione per ogni nuovo monologo in linguaggio slang da sovrapporre alla formula ormai consolidata degli altri tre strumentisti. E' del 1999 "The Battle Of Los Angeles", l'ultimo album di inediti, che svetta al numero uno di Billboard come fosse l'ultima raccolta di successi dei Backstreet Boys. E' un lavoro meno ambizioso dei precedenti, ma che ne consolida pienamente le strutture, usufruendo di un sound più ricco di sfumature e allo stesso tempo basico ed essenziale alla causa. Brani come il singolo "Guerrilla Radio", vincitore di un altro Grammy, "Calm Like A Bomb" (poi ripresa in un altro episodio della serie Matrix) e "Mic Check" ci ripresentano una band in forma come non mai, carica e decisa a colpire a fondo. Croce e delizia del sound guidato da Morello sono i riff in perfetto stile Led Zeppelin, che, seppur intervallati dai suoni fuoriusciti dalla tavolozza di effetti della chitarra e della fantasia dell'artista, non muovono mai dalla stessa formula la struttura delle canzoni dei Rage Against The Machine, che tuttavia risultano comunque più efficaci che mai a livello melodico e innodico. Per il video di "Sleep Now In The Fire", i Rage Against The Machine organizzano un sit-in di fronte all'entrata di Wall Street a New York, impedendo l'apertura della Borsa fino al sopraggiungere della polizia sul luogo del misfatto.
La massima popolarità del gruppo coincide coi suoi primi scricchiolii durante il planetario tour di questo album, quando voci di divergenze artistiche fra Zack e il resto della band iniziano a minare un'unione di intenti ora apparentemente non più così salda. Torniamo quindi all'inizio della storia, Gore e Bush si sfidano nell'eterna battaglia fra democratici e repubblicani, i Rage Against The Machine pubblicano il terzo singolo e video da "The Battle Of Los Angeles", "Testify", dove le figure dei due candidati si fondono in un'unica persona, e programmano un concerto che poi risulterà definitivo in un palazzetto di fronte alla convention dei repubblicani di Bush, che, come sappiamo, vincerà le elezioni. L'ultima battaglia è persa.
Zack vuole che gli sia concesso del tempo per un album solista, gli altri, tenuto anche conto della scarsa prolificità del loro cantante - siamo alla vigilia del 2005, l'album non è ancora uscito - , si oppongono fermamente minacciando lo scioglimento della band. De La Rocha coglie la palla al balzo, e dichiarando falliti gli obiettivi del gruppo, scioglie ufficialmente i Rage Against The Machine. C'è appena il tempo per l'edizione di "Renegades", un album di cover, ovviamente con sfondo integratore politico, registrate nel corso del 2000 e in alcuni casi completamente riarrangiate rispetto alle illustri originali. Bob Dylan, The Stooges, Afrika Bambataa, Cypress Hill sono alcuni degli artisti omaggiati nelle dodici canzoni corrette e personalizzate secondo l'inconfondibile stile Rage Against The Machine, seppur con una produzione ridondante e a volte non funzionale ("Kick Out The Jams" degli Mc5 risulta spiacevolmente rallentata, mentre l'interpretazione di "Beautiful World" perde drasticamente il carattere ironico della canzone dei Devo) da parte di Rick Rubin.
Tom Morello, Brad Wilk e Tim Commerford non perdono tempo, e mentre Zack bivacca fra collaborazioni eccellenti quali Dj Shadow e Trent Reznor nella preparazione del suo ambizioso album solista, si guardano attorno in cerca di un nuovo cantante in grado di permettere loro un pronto ritorno sulle scene. La scelta cade su Chris Cornell, che sciolti i Soundgarden nel tentativo per ora fallito di seguire le orme lasciate dal breve percorso di Jeff Buckley, non può non accettare l'offerta di un trio ancora piuttosto affermato, prima che la sua carriera prenda una piega irreversibile verso l'anonimato cantautorale. A causa di problemi fra case discografiche, dissidi fra i due diversi management (Cornell fino a questo punto era sempre stato tutelato dall'ormai ex-moglie Susan Silver), il gruppo provvisoriamente denominato Civilian viene sciolto e riformato più di una volta nel corso delle registrazioni delle prime canzoni, sempre sotto la cura di Rick Rubin.
Qualche mese più tardi, quando ormai tutte le comunità di file-sharing offrono i demo delle canzoni dei Civilian, le parti in causa trovano un accordo e riparte il progetto, stavolta sotto nome Audioslave. Ne nasce un album omonimo, comprendente le rivisitate canzoni del demo Civilian, che pur mostrando una buona e indiscutibile carica hard-rock tipica del sound Rage Against The Machine, lascia scontenti sia i fan dei Soundgarden, sia quelli della band di Los Angeles. Gli stessi difetti riscontrabili in "Renegades", all'epoca non ancora imputabili in modo deciso essendo in quel caso delle cover, riemergono più forti che mai. Se Cornell è oggi più attento all'aspetto melodico delle sue liriche, la musica che lo accompagna risulta rallentata e satura, non potendo correre dietro ai vocalismi sincopati del rap di Zack De La Rocha. Si aggiungono al malcontento generalizzato la nuova immagine dello shouter di Seattle, che dal vivo dimostra come le operazioni alle corde vocali lo abbiano irrimediabilmente danneggiato, e la perdita della semantica interventista presente nelle canzoni dei Rage Against The Machine. L'album conquista tuttavia le nuove schiere di teenager in cerca di sano hard-rock, e vende piuttosto bene nel continente Nordamericano.
Anacronistico, per nulla utile alla causa, ma ancora una volta di qualità, arriva nei negozi il primo live dei Rage Against The Machine, "Live At The Grand Olympic Auditorium", registrato il 12 e 13 settembre del 2000, ossia le ultime due date della storia del gruppo. Inutile soffermarsi sulla onesta qualità delle registrazioni, oltre che della simbologia del fenomeno Rage Against The Machine, qui immortalato anche in video nel degno finale del proprio percorso; l'album raccoglie sedici canzoni in una sorta di "best of" dal vivo.

di Danny Stones

Discografia:

Albums
1992 - Rage Against the Machine
1996 - Evil Empire
1999 - The Battle of Los Angeles
2000 - Renegades

Lives
1998 - Live & Rare (rilasciato solo in Giappone)
2003 - Live at the Grand Olympic Auditorium

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